


Lavandula angustifolia Miller. Labiatae.
Lavanda vera. Spigo. Altezza 4-10 dm.
Incolti aridi, cespuglieti. Fioritura giugno-agosto.
Arbusto cespuglioso, grigiastro, dal gradevole profumo. Fusti eretti legnosi, con rami giovani erbacei, pubescenti. Foglie lineari. Infiorescenze in spighe peduncolate; fiori riuniti in verticillastri densi; corolla violetta.
Il nome del genere Lavandula deriva dal latino lavanda, lavare, con riferimento all’uso antico di aggiungere parti di queste piante nell’acqua del bagno e nella preparazione di composti per la cura del corpo.
L’epiteto angustifolia allude alla forma stretta delle foglie.
Gli egizi usavano olio di lavanda per imbalsamare i morti. I romani non erano soliti utilizzare la lavanda né per ghirlande né per corone perchè si credeva che dentro i cespugli dell’erba aromatica si nascondesse una specie di serpente molto velenoso. In passato la lavanda con melissa, menta e timo, faceva parte delle erbe aromatiche sparse sui pavimenti per profumare le stanze e allontanare formiche, pidocchi e tarme; era uso anche metterla tra i panni per proteggere la biancheria da tali insetti.
Nel periodo vittoriano le nobildonne cucivano sacchetti di lavanda all’interno delle loro sottogonne, sia come protezione, sia per il suo delicato profumo.
Specie propria del bacino mediterraneo. Frequentemente coltivata fin dall’antichità nei giardini e negli orti, oggi anche su vasta scala, per l’olio pregiatissimo impiegato in profumeria e in farmacia. La specie tende raramente a spontaneizzarsi, predilige luoghi incolti aridi.
