Premessa

                  

Durante una passeggiata lungo un sentiero sul fianco di un colle, lo sguardo ci coinvolge e mette in evidenza uno dei numerosi aspetti che la natura ci offre e che, a volte, passano inosservati, le varie forme di vita che ci avvolgono e la vegetazione spontanea che ci circonda, nelle sue diverse strutture e configurazioni con i suoi svariati e molteplici colori e profumi, la biodiversità.

La diversità biologica identifica la varietà e le interazioni delle varie forme di vita, vegetali ed animali, presenti negli ecosistemi naturali sul nostro pianeta. Quindi tanto più ricco di specie sarà un ambiente e tanto più difficile sarà metterlo in crisi, dissestarlo e determinarne nel tempo la scomparsa.

Dall’analisi del “Rapporto Nazionale sulla Diversità Biologica 2009” del Ministero dell’ambiente, risulta che il territorio italiano è ancora particolarmente ricco di diversità biologica e, nell’ambito dell’Unione Europea, ha il più elevato numero e la più alta densità sia di specie animali che vegetali.

    In base agli studi fino ad ora effettuati, secondo la Checklist della fauna italiana (Minelli et al 1993-1995), l’Italia risulta avere il più alto numero di specie animali presenti in Europa, con un’elevata incidenza di specie endemiche, circa il 30 %, questa ricerca include 1.265 specie di vertebrati e 55.000 specie di invertebrati.

Un quadro relativo ai livelli di minaccia delle specie animali sul territorio nazionale è stato delineato da diversi autori in specifiche “Liste Rosse”. Ne deriva che le specie di vertebrati minacciate di estinzione o di particolare regressione oscilla in relazione ai dati riportati dai vari autori, risultano in condizioni di minaccia particolarmente critica il 40 % dei pesci, il 23 % degli uccelli, il 15 % dei mammiferi, il 14 % degli anfibi e il 5 % dei rettili.

    La flora vascolare italiana (Pteridofite, Gimnosperme, Angiosperme) comprende oltre 6700 specie, secondo i dati desunti dalla Checklist della flora nazionale (Conti et al., 2005) purtroppo circa 1.020 specie il 15,2 % considerate a rischio di estinzione o in grave pericolo di regressione e circa 1000 specie il 15,1 % alloctone, non pertinenti alla flora italiana, di origine esterna ai confini nazionali, introdotte casualmente o intenzionalmente nel nostro paese. 

   La flora briologica italiana (epatiche, muschi e licheni) risulta essere una delle più ricche d’Europa con 1130 specie su un totale di 1690 specie del continente. Purtroppo il 40 % del totale delle specie è in pericolo di estinzione. La particolare ricchezza di “piante inferiori” nel nostro paese si deve essenzialmente alla notevole diversità geologica e morfologica del territorio, cui consegue una estrema variabilità litologica e microclimatica.

Per quanto riguarda i funghi da alcuni anni è stato avviato un censimento per la realizzazione della Checklist dei funghi italiani, allo stato attuale sono conosciute alcune migliaia di specie di Macromiceti e Mixomiceti, funghi visibili ad occhio nudo, ma purtroppo l’Italia non si è ancora dotata di una propria “Lista Rossa” delle specie rare o in pericolo di estinzione.

Per ciò che attiene alla regione Piemonte, una ricca e documentata analisi della flora vascolare annovera il maggior numero di specie tra le regioni italiane circa 3500 su un totale di 6700 e della flora briologica che conta circa 785 specie.

 Il nostro territorio (Langhe e Roero) presenta ancora in particolar modo nelle zone di alta collina un diffuso manto vegetale seminaturale con una corposa consistenza di entità floristiche, efficacemente documentate da diversi autori (Bertero, Vignolo Lutati, Abbà, etc.) comprendente un numero di specie appartenenti alla flora vascolare ragguardevole, circa 1550, corrispondente pressappoco alla metà della flora piemontese e un quarto della flora italiana, ma è probabile che nelle zone di pianura e della bassa collina la proliferazione di specie alloctone possa superare il 40 % dell’intera flora presente in questi territori.

Ritengo infine doveroso esprimere il disappunto sugli interventi di rinaturalizzazione del manto boschivo effettuate in alcune zone delle Langhe e del Roero circa l’impianto di specie aliene introdotte alcuni anni addietro quali pino marittimo (Pinus pinaster), pino nero (Pinus nigra), larice comune (Larix decidua), quercia rossa americana (Quercus rubra), ontano napoletano (Alnus cordata), alquanto inquinanti e non facenti parte del patrimonio boschivo del nostro territorio, sperando che in futuro si possa agire con maggiore oculatezza.

Il grande amore per la natura e l’ambiente che per oltre quarant’anni ci ha portato ad indagare le colline di Langhe e Roero ci ha insegnato ad esplorare e valorizzare le piccole cose intorno a noi, che solitamente passano inosservate o perché non le riteniamo importanti. Siamo fermamente convinti che per conservare bisogna prima di tutto conoscere, e questo nostro lavoro frutto di osservazioni di molti anni non vuole essere una ricerca scientifica ma solo un piccolo contributo sostanzialmente divulgativo che possa costituire una proposta per la conoscenza e la comprensione dell’importanza ambientale, paesaggistica e biologica del nostro territorio.

Flavio Traversa


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