Idrografia

Monte Saccarello, sorgente del fiume Tanaro
Neive, Tanaro, stagno nell’alveo
Ceva-Roascio, Tanaro

Langhe.

Nei millenni il continuo dilavare delle piogge e le devastanti alluvioni hanno inciso i terreni Miocenici delle Langhe del periodo terziario Piemontese, argille, marne calcaree, strati sabbiosi, arenarie, forgiando lunghe dorsali profondamente erose e frastagliate in una miriade di ardite creste secondarie, di vallette, di torrenti, plasmando il territorio in un paesaggio collinare aspro e selvaggio ricco di fascino e suggestione.
Il sistema fisico-idrologico delle Langhe è principalmente imperniato su quattro importanti corsi d’acqua, il Tanaro, il Belbo, il Bormida di Millesimo e il Bormida di Spigno Monferrato; essi si snodano longitudinalmente in modo pressoché parallelo dalle Alpi marittime lungo l’asse Sud-Ovest-Nord-Est, degradando verso le colline astigiane e la pianura alessandrina.

Tanaro

Il fiume Tanaro affluente di destra del Po è tra i maggiori fiumi d’Italia, con una lunghezza di 276 km. ed una ampiezza del bacino idrografico di 8˙300 km². Il fiume nasce dal monte Saccarello (2200 m) in prossimità del confine francese tra Liguria e Piemonte sulle Alpi marittime.
Con il nome di torrente Tanarello, scorre dapprima in una meravigliosa valle, stretta e boscosa tra calanchi rocciosi, strapiombi e dirupi, dai connotati tipicamente alpini; nei pressi di Ormea la valle si apre in una ampia conca pianeggiante, contornata dalle cime delle Alpi marittime man mano più basse fino a raggiungere i confini delle Langhe, entrando nelle suggestive “strette di Ceva” e proseguendo verso Nord tra i comuni di Castellino Tanaro, Niella Tanaro, Bastia Mondoví, dove il fiume si incassa tra i rilievi delle Langhe e l’altopiano monregalese, divagando in modo irregolare e creando a sinistra e a destra suggestivi calanchi di erosione. In questo tratto riceve da sinistra alcuni importanti affluenti, che scendono dalle Alpi marittime, i torrenti Corsaglia, Ellero, Pesio, che concorrono ad elevare notevolmente la portata d’acqua.
Proseguendo il suo percorso verso Nord da Clavesana a Farigliano, Monchiero, Narzole, Cherasco, il Tanaro assume sempre più un aspetto sinuoso e meandriforme, ampliando sempre più il suo alveo e la vallata circostante. A Cherasco il fiume svolta ad Est in direzione Monticello-Alba, accogliendo da sinistra la Stura di Demonte, fiume alpino assai ricco di acqua (47 m³/sec) raddoppiando la portata del Tanaro a 85 m³/sec.
Da studi litologici effettuati sulle sabbie che affiorano nell’alta pianura torinese, risulterebbe che in epoche antiche il Tanaro e la Stura scorrevano oltre Cherasco-Bra in direzione Nord verso Carmagnola, ad una quota superiore rispetto all’alveo attuale con un dislivello di 70 m.
Le caratteristiche delle ghiaie affioranti nell’area del paleoalveo consentono di inquadrare questo fenomeno al termine del periodo geologico del Pleistocene superiore (70-90.000 anni).
Dopo Cherasco il fiume cambia aspetto la valle diviene molto ampia, in certi tratti anche 2-3 km e l’alveo ciottoloso si allarga notevolmente.
Probabilmente in passato il fiume si diramava in diversi bracci secondari formando lanche, stagni e aree paludose. Nei pressi di Alba il fiume riceve sia da destra che da sinistra l’apporto idrico di piccoli torrenti, il Mellea e il Riddone provenienti dai rilievi del Roero, il Talloria, il Cherasca e il Seno D’Elvio che scendono dalle Langhe.
Proseguendo lentamente il suo corso, il fiume bagna a sinistra i territori di Guarene, Castagnito, Magliano Alfieri, Govone, a destra Barbaresco, Neive, Castagnole Lanze, Isola d’Asti.
Ad Asti riceve da sinistra il torrente Borbore, corso d’acqua drenante gran parte degli apporti imbriferi del territorio roerino. Costeggiando i rilievi del Monferrato il Tanaro finisce il suo lento corso di pianura formando nella zona alessandrina ampi meandri, sfociando nel Po nei pressi di Bassignana con una portata media di 130 m³/sec.

Il Tanaro si differenzia da tutti gli altri affluenti del Po, in quanto caratterizzato da un regime idrologico complesso, essendo il suo bacino collocato in territori alquanto disuguali, con caratteristiche idrologiche assai diverse, a seconda dei vari tratti del suo corso, in parte situati sulla catena alpina, in parte sulla catena appenninica, in parte sui rilievi delle Langhe, in parte nella pianura cuneese ed alessandrina.
Nel tratto montano tra la sorgente e Ceva il fiume presenta un regime idrologico dalle caratteristiche alpine con ricche portate nella tarda primavera, causate dallo scioglimento delle nevi delle Alpi marittime e magre estive e invernali. Nel tratto centrale tra Ceva e Castagnole Lanze, la parte che maggiormente interessa il nostro territorio il regime idrologico del fiume diventa pluvio-nivale con valori massimi di portata nel tardo autunno a causa delle vigorose precipitazioni che in questa stagione interessano il territorio delle Langhe e l’altopiano monregalese e in primavera a causa dello scioglimento delle nevi con il picco di portata primaverile superiore a quello autunnale. Nel tratto di pianura tra Castagnole Lanze ed Alessandria pur incrementando la portata il fiume presenta un regime idrologico pluvio-nivale ancora più accentuato del tratto centrale, aumento dovuto principalmente agli apporti dei numerosi rii e torrenti provenienti dai rilievi di Langhe, Roero e Monferrato interessati in questi periodi da frequenti ed abbondanti precipitazioni.
Il Tanaro si caratterizza per l’imponenza e la gravità delle sue piene stagionali che possono raggiungere frequentemente valori di portata superiori a 2.000 m³/sec; inoltre il fiume possiede una notevole capacità erosiva e di trasporto ghiaia; da tutto questo risulta evidente quanto il bacino del fiume sia retto da un equilibrio assai fragile spesso soggetto a gravi fenomeni di dissesto quali frane e smottamenti, sia per la elevata pendenza sia per la collocazione geografica distribuita su suoli estremamente delicati e instabili in relazione alla relativa costituzione chimica e litologica.

Molte volte nel corso dei secoli il fiume è stato  causa di straripamenti e disastri, infliggendo gravi sciagure alle popolazioni insediate nelle vicinanze; ultime in ordine di tempo le alluvioni del 1948, del 1968 e del 1994; durante l’ultima gravissima alluvione del 1994 il Tanaro raggiunse valori di portata record; all’igrometro di Farigliano il livello dell’acqua raggiunse l’altezza di circa 9 m ed una portata di 3.400 m³/sec, all’igrometro di Alba l’ampiezza della piena arrivò ad una portata di 4.000 m³/sec.
Particolarmente sconvolto dallo straordinario evento alluvionale risultò il tratto di fiume che attraversa il nostro territorio da Ceva a Govone dove l’inondazione del Tanaro distrusse numerose vite umane e parte dei manufatti delle decine di centri abitati siti nelle zone adiacenti, mutando anche per lunghi tratti la fisionomia dell’alveo.

Farigliano-Monchiero, Tanaro, rocche, maggio 1999
Cherasco, Tanaro, autunno

Belbo

Belbo, Camerana Montezemolo,16 aprile
Belbo, Camerana Montezemolo
Cossano-S.Benedetto Belbo, torrente Belbo
Castino-Ponte Belbo-Rocchetta Belbo, Belbo.jpg

Il torrente Belbo nasce nelle alte Langhe a 730 m nei pressi di Montezemolo al confine tra le province di Cuneo e Savona; dapprima scorre esile in una ampia conca verdeggiante e paludosa costeggiata da una estesa zona boschiva che riveste ambedue i versanti collinari della valle, questa valletta è da ritenersi ormai l’unica zona umida di una certa estensione presente nelle Langhe; ricca di biodiversità, conta la presenza di una flora particolarmente interessante e rara, composta di orchidacee ed altre specie presenti esclusivamente in questa area quali la rarissima Carex buxbaumii nota in Italia solo in Trentino.
Continuando il suo corso il torrente sprofonda in una stretta valle totalmente boscata tra calanchi e dirupi di colline assai elevate con altezze superanti spesso gli 800 m, a sinistra Bossolasco, Serravalle, Cerretto Langhe, Arguello, Lequio Berria, a destra Mombarcaro, Niella Belbo, Feisoglio, Cravanzana, Bosia, Castino.
Numerosi rii scendono rapidissimi dai rilievi laterali con portate molto basse, ad eccezione delle violente piogge stagionali essi sono pressoché secchi durante tutto il periodo estivo.
Tra Rocchetta Belbo e Cossano Belbo il torrente diviene più lento e sinuoso, la valle si allarga notevolmente, l’alveo assume una discreta ampiezza, in seguito attraversa S. Stefano Belbo e si inoltra nel territorio monferrino e astigiano.

Bormida di Millesimo

Magliano Alfieri, Tanaro, neve, zona oasi Canapali
Millesimo, torrente Bormida
Camerana, torrente Bormida

Il Bormida di Millesimo nasce in Liguria dalla rocca Barbena (800 m.) nelle Alpi marittime. Nell’alto tratto nei territori di Calizzano, Murialdo e Millesimo, il fiume scorre tortuoso in una valle molto suggestiva ricca di boschi tra imponenti pareti rocciose e aspri dirupi; proseguendo il suo corso il fiume con pendenza minore si distende ai piedi dei rilievi delle Langhe, percorrendo una lunga valle tra splendidi calanchi di erosione e aperture pianeggianti nei comuni di Cengio, Saliceto, Camerana, Monesiglio, Prunetto, Gorzegno, Levice, Torre Bormida, Cortemilia, in quest’ultima zona riceve da destra il torrente Uzzone noto per le sue piene irruenti e devastanti.
Il fiume entra nel territorio astigiano, attraversa i comuni di Vesime, Cessole, Loazzolo, Bubbio, Monastero Bormida, riceve da destra il torrente Tatorba ed altri piccoli rii, più avanti la valle diventa più ampia e pianeggiante, in provincia di Alessandria a Bistagno riceve da destra il Bormida di Spigno Monferrato, la portata idrica raddoppia attestandosi a 20 m³/sec e dopo aver assorbito il torrente Erro abbandona i rilievi del Monferrato proseguendo lentamente nella pianura alessandrina sfociando nel Tanaro poco oltre Alessandria dopo un percorso di 154 km.

Il fiume si caratterizza per il suo andamento estremamente turbolento con piene imponenti e rovinose che si verificano di norma nella stagione autunnale e primaverile durante le quali il fiume può raggiungere in breve tempo portate d’acqua superiori a 2.500 m³/sec.In passato il fiume andò soggetto a gravi problemi ambientali causati da una industria chimica sita nei pressi di Cengio, che per più di un secolo ha pesantemente inquinato il corso mediano del fiume, scaricando nelle acque sostanze chimiche tossiche tanto da renderlo biologicamente morto per svariati chilometri a valle del sito di scarico. Restano ancora oggi pesanti problemi da risolvere in merito alla bonifica dell’area che nonostante il miglioramento biologico delle acque superficiali, le falde acquifere più profonde potrebbero ancora essere impregnate da inquinanti e metalli pesanti non facilmente rilevabili.

Bormida di Spigno Monferrato

Montechiaro-Denice, Bormida di Spigno


Il Bormida di Spigno Monferrato nasce in Liguria nella zona di transizione tra la catena alpina e la catena appenninica, dalla confluenza di due rami sorgentiferi, il Bormida di Pallare e il Bormida di Mallare; presso la confluenza dei due rami in frazione S. Giuseppe di Cairo Montenotte il fiume viene sbarrato da una diga formando un piccolo bacino utilizzato per usi industriali. Tra i comuni di Cairo Montenotte e Dego attraversa una ampia valle in parte degradata dal caotico sviluppo antropico, proseguendo il suo corso il fiume si inoltra sinuoso con ampi meandri a tratti incassato tra aspri rilievi tufacei e spettacolari calanchi di erosione a tratti in aperte zone pianeggianti nei territori di Piana Crixia, Mombaldone e Spigno Monferrato; in questo tratto riceve da destra l’apporto idrico del torrente Valla.
Tra Spigno Monferrato, Denice e Ponti il fiume scorre con lentezza estendendo sempre più il suo alveo in una vallata ampia e pianeggiante contornata dai rilievi collinari del Monferrato, confluendo a Bistagno nel Bormida di Millesimo dopo un percorso di 80 km.
Il Bormida di Spigno Monferrato è un fiume con spiccato carattere torrentizio, dal regime idrologico pluviale, con piene violente nei periodi autunnali e primaverili, con magre accentuate nei periodi estivi. Causa la forte urbanizzazione nel tratto mediano e l’irregolare portata, il fiume è soggetto a gravi problemi di inquinamento in particolar modo nel periodo estivo per insufficiente capacità di autodepurazione.

Roero

Neive, Tanaro, stagno
Bonvicino Dogliani, Torrente Rea, 24 aprile

Per millenni con azione costante e persistente venti, piogge e alluvioni hanno plasmato la superficie della regione in un mosaico di forre, di aspre e scoscese colline, di altopiani, di valli, dalla multiforme bellezza, più dolce e pianeggiante a Nord, più labirintica e frastagliata a Sud.
Il Roero è una regione estremamente secca a tratti arida, la scarsa piovosità che si riscontra nella regione non è sufficiente ad alimentare corsi d’acqua di particolare importanza, normalmente si formano modesti ruscelli e piccoli torrenti asciutti per la maggior parte dell’anno.
Il territorio risulta composto da due sistemi morfologicamente opposti delimitati nella zona mediana dall’orlo di terrazza delle rocche, che segna la linea di transizione tra i depositi terziari Pliocenici a Sud e i depositi quaternari del Villafranchiano a Nord; costituisce anche la displuviale tra il bacino imbrifero del Tanaro a Sud e il bacino imbrifero del Po a Nord.
Il bacino imbrifero del Tanaro è costituito da un sistema articolato di rii incassati al fondo delle valli, quali il torrente Mellea, il torrente Riddone e il torrente Borbore che taglia trasversalmente l’area roerina drenando la maggior parte degli apporti imbriferi del settore della zona Sud.
Il bacino imbrifero del Po include il rio di Pocapaglia e il rio Richiardo anche se di scarsa importanza raccolgono gran parte dell’acqua del settore Nord, nonostante la modesta portata sono soggetti a piene devastanti e gravi esondazioni.
Nei territori di Ceresole e Sommariva Bosco è assai interessante la presenza di laghetti e peschiere realizzati dagli agricoltori della zona che raccolgono i contributi piovosi in eccesso nei mesi autunnali e primaverili. Questi invasi sono di solito posti in un avvallamento o allo sbocco di un piccolo corso d’acqua, in zone formate da depositi superficiali impermeabili che frenano il disperdersi delle acque nel sottosuolo; alcuni di questi laghetti hanno una superficie relativamente estesa, tale da permettere nei mesi estivi l’irrigazione delle zone coltivate attigue.
Una peculiare caratteristica di questi laghetti è manifestata dall’allevamento della tinca particolarmente nota e apprezzata dagli estimatori della buona cucina; è altresì presente una ricca flora acquatica formata da specie alquanto rare.

Govone-S.Martino. Tanaro, aprile 1998

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